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Secondo libro dei Mottetti

Secondo libro dei Mottetti

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EM1716

Carissimi, Giacomo

9788860532008

€14,42

Giacomo Carissimi

per cura e studio di Paolo Pacini

Spartito in formato  A4 di 44 pagine - Prima edizione mondiale



ALMA REDEMPTORIS MATER - per 2 Soprani e Basso Continuo
VIDERUNT TE - per Soprano, Basso e Basso Continuo
AUDITE SANCTI - per 2 Soprani, Basso e Basso Continuo
PULCHRA ET DECORA - per Soprano, Contralto, Tenore e Basso

..dalla prefazione..

La musica ecclesiastica di Giacomo Carissimi testimonia la conoscenza di tutti i mezzi espressivi del tempo, che il compositore usa con toni diversi a seconda che si tratti di una messa, di un oratorio, di un mottetto, o di una cantata. Nelle messe, ad esempio, espone tratti dello stile antico come cadenze plagali e passi ìalla Palestrina, oltre ad un contrappunto denso e serrato. Nei mottetti solistici, invece, la diversa natura del testo viene evidenziata da una diversa condotta contrappuntistica, che fa del Carissimi il grande maestro della sua epoca.
Il primo brano del ìSecondo Libro dei Mottetti, Alma Redemptoris Mater, antifona Mariana del tempo natalizio, è costituito da un bicinium, in modo tetrardus, per due Cantus. Varie sono le figure retoriche che in esso sono riscontrabili, ad esempio, le scale ascendenti e i salti di ottava, per sottolineare la sacralità della parola èAlmaí, dove il procedere con andamenti per terze o seste e le morbide e tenui dissonanze precadenzali, esaltano la dolcezza vocale di questo passaggio. l'improvviso cambiamento di proporzione sottolinea in modo semplice ma estremamente efficace la parola èsurgerÈ e la relativa richiesta di aiuto dei fedeli alla Vergine Madre. Nell'ultima sezione, che si apre con un piccolo recitativo con elementi ìmodulanti, coesistono due modi, il tetrardus ed il protus, sottolineando, con questo artificio, la duplicità della Vergine, (èTu, quae genuisti natura mirante, tuum sanctum Genitoremí).
Viderunt te, di incerta collocazione liturgica, è costituito dalla scelta particolare e interessante delle due voci estreme, Cantus e Bassus, e dal modo deuterus in transpositio, il modo più ambiguo e affascinante. Il testo, ricco di metafore è terreno fertile; infatti, l'esordio sulla parola èDominÈ, vede la comparsa dell'elemento dattilico che, rapidamente, si trasforma in un disegno virtuosistico di ìsprezzatura. Esso costituirà l'ossatura ritmica di tutto il brano, sottolineando, di volta in volta alcune parole quali èmontesí, èsagittarumí, èfremiturí, èfurorÈ, riuscendo cosìa rendere sia acusticamente che visivamente il significato testuale. Le cadenze, varie, sono destabilizzanti cosìcome il modo d'impianto, e l'immagine musicale che ne deriva è ardita e artificiosa. Dopo questi episodi virtuosistici, le ultime battute, depauperate degli ornamenti precedenti, in corrispondenza delle parole èobstupefacies gentesí, acquistano potere e stupiscono l'ascoltatore con un semplice gioco imitativo, ottenendo cosìla completa aderenza al significato testuale, usufruendo, sempre, della preziosa ìArs rhetorica.
Audite Sancti, il cui testo è tratto dalla lettera di S. Paolo ai Romani, non ha una precisa collocazione liturgica, ma, certamente, corrisponde allo scopo edificante che si prefiggeva la musica negli oratori. Consiste in un tricinium (mottetto a tres voces) in modo tritus in forma di dialogo tra S. Paolo (Bassus) che invita al martirio i discepoli (Cantus I e II), i quali rispondono con fervida dedizione. La retorica musicale segue con perfetta aderenza il significato espressivo e prosodico del testo fin dalla prima frase del Bassus, dove attraverso passaggi melodici imponenti (lungo incipit d'assolo) per salto, propri di una tromba o di un trombone, S. Paolo chiama a raccolta i fedeli.
Le voci superiori rispondono con prevalente andamento omoritmico per terze, per indicare uníunità di intenti verso le prove che il Signore offrirà loro. Ai vari interrogativi di S. Paolo, resi musicalmente attraverso l'elemento ritmico anapestico ascendente in interrogatio, le voci superiori replicano con uníintensità espressiva maggiore e densa, attraverso suspirationes (pause), sincopi e dissonanze di seconda che risolvono sull'unisono (parrhesie), per esprimere oltre che la sofferenza anche la volontà di non separarsi dal Signore. Il dialogo continua con l'entusiastica dedizione dei discepoli ènon timebit cor nostrumí, terminante con le parole ènon suntí, rese musicalmente attraverso il significativo tritono. Il punto culminante esplode, alla fine, nelle tre voci, in un vorticare di crome, per poi cadenzare all'unisono.
Pulchra et decora, il cui testo è tratto dal Cantico dei Cantici, si dispiega secondo i canoni del madrigale spirituale, nelle sue quattro voci principali (Cantus, Altus, Tenor e Bassus), alternando passaggi omoritmici a frasi solistiche delle tre voci superiori che, con micro-modulazioni, evidenziano uníinstabilità modale, tipica di questo genere. Il tempo ternario, con una trama contrappuntistica abile e leggera, pare rendere la dinamicità dell'imperativo èvenií, che, come un refrain, viene riproposto nella frase finale, dove coesistono i due modi principali del brano, la combinazione eccellente deuterus-eolio e il protus (con mutazione di proporzione), per terminare con una cadenza autentica con tactus binario, nella modalità d'impianto.
Nel contrappunto del Carissimi, dunque, vi è una raffinata organizzazione degli elementi strutturali e retorici necessari per commuovere (ìcum-movere) e sedurre (ìsecum-ducere) gli ascoltatori, per tenerne sempre viva l'attenzione al fine di ´dilettare e passar virtuosamente l'ozioª (Zarlino), attraendoli, mirabilmente, in un processo catartico che porta alla pace dell'anima, come nell'accorato e patetico lamento di ìJephte, suo capolavoro.

Pamela Ferro

Criteri di trascrizione

Nella trascrizione è stata conservata la stesura originale, mantenendo inalterata la tonalità e la notazione, anche per i valori musicali. Si è ritenuto opportuno tratteggiare le indicazioni delle battute, allorquando non sono presenti nella stampa originale.
La realizzazione del Bassus ad Organum, sotto la dicitura [Organo], non ha certamente valore assoluto, ma dà solo uníinterpretazione personale ed ha, essenzialmente, uno scopo pratico.
Ogni aggiunta o modifica di alterazione posta dal revisore (tra parentesi sopra la nota interessata) ha due significati: a) annullare un accidente che, nell'uso moderno, sarebbe valido fino alla fine della battuta; b) indicare la preferenza del revisore nel caso di un passaggio dubbio.
Per il Bassus ad Organum, gli accidenti aggiunti sono posti sempre sopra la nota interessata, onde evitare confusione con i segni di numerica posti sotto la nota.
Per quanto concerne il testo, ove mancante, od ogni qualvolta nell'originale si trovi il segno di ripetizione dello stesso, si è provveduto ad inserirlo tra parentesi quadrata.
Abbiamo ritenuto conveniente inserire la punteggiatura, spesso mancante, per rendere l'opera più intelligibile.
Resta inteso che, qualsiasi aggiunta, modifica o annotazione del revisore, nei casi di dubbia interpretazione, viene segnata tra parentesi.

Paolo Pacini

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