Autori

25 Studi

per formare al sentimento del ritmo e dell'espressione
Op. 47 per pianoforte 

Revisione e diteggiatura di Sandro Baldi

Spartito in formato A4 di 64 pagine


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EM1710

Heller, Anton

9788860534781

€12,50

A inizio Ottocento nella storia della musica per tastiera cambia tutto. Complice un pianoforte quasi perfetto, si diffonde la figura del virtuoso che nel concerto pubblico accentra su di sé l’attenzione di tutti ma aumenta anche il numero dei dilettanti che vogliono eseguire facili composizioni a casa propria: due ‘carriere’ che partono da basi pedagogiche simili ma che divergono poco dopo, quando l’insegnamento ‘serio’ viene destinato solo ai futuri concertisti. A questo scopo vengono fondati istituti musicali che garantiscono la preparazione tecnica a coloro che sceglieranno la professione, e vengono sviluppati metodi sistematici destinati a formare le abilità necessarie per affrontare le pagine più difficili dei grandi autori del momento. Parigi e Vienna sono i due poli di questo processo in formazione, e se a Vienna è attivo Czerny, nella capitale francese vivono e operano Chopin, Liszt e, appunto, Heller. 
Nato a Pest in Ungheria nel 1813 e morto a Parigi nel 1888, Stephen Heller arriva a Vienna per studiare con Carl Czerny e, dopo alcuni anni di attività concertistica, si trasferisce nel 1838 a Parigi dove rimarrà per il resto della vita. A Parigi viene in contatto, tra gli altri, con Berlioz, Chopin e Liszt e tiene una rubrica sulla Gazette musicale, dopo che era stato corrispondente addirittura della Neue Zeitschrift für Musik di Schumann. Le sue composizioni (158 numeri di catalogo tra sonate, fantasie da opere e variazioni, oltre che vari pezzi di genere) si collocano stilisticamente come ‘giano bifronte’ tra le ultime propaggini del Classicismo e quello ‘stile francese’, di colore e di armonia, che sarà tipico di Chabrier e Fauré. 
Non è però un caso che ‘sulla breccia’ siano rimaste praticamente solo le raccolte di Studi (op. 45, op. 46 e op. 47, tutte del 1844), segno di un passaggio stilistico cruciale in anni nei quali si stanno costruendo una nuova tecnica e una nuova didattica. Rispetto ai coevi studi di Liszt e Chopin, il principio degli studi di Heller è differente: se quelli preparano il pianista alle nuove scoperte tecniche dei loro autori, questi (come gli studi di Czerny, Cramer, Bertini e altri) puntano a preparare il futuro professionista al repertorio musicale già esistente. E il loro successo testimonia la bontà del metodo: numerose sono state infatti le edizioni ottocentesche di questi studi (in Italia la prima preparata da Ricordi) che, come era nello stile dell’epoca, aggiungono al testo originale diteggiature, fraseggi e pedali non sempre necessari. 
Degli Studi op. 47 non è rimasto l’autografo e non sappiamo quale delle edizioni pubblicate in vita sia da considerare definitiva; la presente si basa comunque su due edizioni dell’epoca - milanese e parigina - ritenute vicine all’ultima volontà dell’autore. Il confronto fra questi testi è stato utile al curatore per assicurare la coerenza di scrittura e soprattutto, tolta ogni aggiunta successiva, per recuperare al testo la sua asciuttezza originale, con le poche essenziali indicazioni di colorito, di fraseggio e di pedale (presente solo nell’ultimo studio) poste dall’autore per sollecitare la sensibilità dell’esecutore. Il curatore della presente edizione ha poi aggiunto semplici e razionali diteggiature, che consentiranno una più agevole soluzione dei problemi tecnici e di fraseggio presenti in questi studi, grazie anche a migliori disposizioni delle note tra le due mani.
Forse l’autore pensò inizialmente a seguire il ciclo delle tonalità (il che spiegherebbe il numero di 24 più uno, da considerare come chiusura riassuntiva), ma la rottura di questo schema mostra come per Heller fosse prioritario non tanto seguire un ordine prefissato quanto mettere a disposizione dell’allievo il più vasto campionario della tecnica pianistica, sollecitando nel giovane anche le capacità espressive. I brani, nella loro brevità, mostrano un vero catalogo di soluzioni tecniche ed espressive: si va dal semplice esercizio meccanico (6, 8 o 11) alla ‘romanza senza parole’ (16 o 19), dal pezzo ‘alla Schumann’ (10, 17, 21 o 24) alla canzone popolare (12 o 14), dagli esercizi sul legato (2 o 4) a quelli sullo staccato (7 o 22), dalla narrazione musicale (20) fino al piccolo affresco conclusivo, dove tutte le capacità acquisite vengono messe in gioco per dimostrare la raggiunta maturità.

Maria Chiara Mazzi 

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