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Concerto in Re maggiore BWV 972 "del Vivaldi"

Per clavicembalo, violino, chitarra e violoncello.

Spartito in formato A4 di 52 pagine con le parti strumentali


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EM1680

Bach, J. S.

9788860531674

€9,62

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Revisione e trascrizione a cura di Roberto Allegro e Vittoria Aicardi.

 

Nell'anno 1711 vennero pubblicati ad Amsterdam i Dodici Concerti op.3 di Antonio Vivaldi da Estienne Roger, geniale ed intraprendente editore olandese, dotato di uno spiccato senso degli affari nonché di un fiuto particolare nello scovare musicisti di talento. 
I concerti dell'"Estro Armonico" che i suoi tipi avevano prodotto, infatti, sarebbero diventati in un tempo brevissimo, la raccolta di composizioni strumentali più significativa e rivoluzionaria tra quelle apparse durante tutto il Settecento, una vera e propria pietra miliare nell'evoluzione della forma concerto, nitido ed affascinante ritratto musicale di un'epoca.
Nonostante la data di pubblicazione della raccolta vada collocata, ormai con discreta certezza, nel 1711, molteplici argomentazioni farebbero presumere che i Concerti in essa contenuti siano stati composti in epoca anteriore, poco dopo il 1700.
È ipotizzabile, in tal senso, che quando Estienne Roger propose la pubblicazione a Vivaldi, questi avesse scelto, fra i tanti, alcuni Concerti tra i più noti e collaudati; risulta infatti molto strano che sei manoscritti di quei concerti si trovassero (come ancor oggi si trovano) in città lontanissime l'una dall'altra.
In particolare risultano tre manoscritti autografi a Dresda (Sachsische Landesbibliotek), un manoscritto a Vienna (Oesterrische Nationalbibliothek), a Napoli (Biblioteca del Conservatorio di Musica " S.Pietro a Majella") ed a Schwerin (Mecklenburgische Landesbibliothek). Acquistare quei Concerti avrebbe potuto avere un senso soltanto prima della loro pubblicazione a stampa; quindi queste composizioni erano già presumibilmente note e diffuse prima del 17114.
Un'analisi generale dell'opera ci permette di individuare tre diverse tipologie di Concerti, formalmente assai diverse tra loro: il Concerto per quattro violini solisti, molto simile al tipo di Concerto Grosso corelliano, caratterizzato da brevi episodi solistici o concertanti contrapposti ad un ritornello già relativamente sviluppato.
Il doppio Concerto, nella forma "con ritornello" ma con parti solistiche poco sviluppate  ed ancora molto simili al "concertino" corelliano (2 violini e basso continuo). 
La terza tipologia è il Concerto  con  violino solista accompagnato dal Concerto Grosso, composizione strumentale caratterizzata da episodi solistici ampiamente sviluppati ed, anche quantitativamente, predominanti sul ritornello. In sintesi nella raccolta di concerti dell'op.3 l"Estro Armonico" troviamo quindi: due concerti per 4 violini concertanti, archi e cembalo (n°1 e n°4), due concerti per 4 violini concertanti, violoncello concertante, archi e cembalo (n°7 e n°10), due concerti per due violini concertanti, archi e cembalo (n°5 e n°8),  due concerti per due violini concertanti, violoncello concertante, archi e cembalo (n° 2 e n°11) e quattro concerti per violino concertante, archi e cembalo (nn. 3, 6, 9 e 12).
Bach venne  a conoscenza della raccolta vivaldiana durante il periodo trascorso presso la corte di Weimar7 (1708-1717) e ne restò fortemente impressionato, a tal punto che la trascrizione dei concerti per violino del "prete rosso" divenne il punto centrale dei suoi sforzi compositivi sia per l'organo che per il clavicembalo. 
La conoscenza approfondita dei concerti dei Maestri italiani del tempo (Albinoni, Torelli, Marcello ed, appunto, Vivaldi) si tradusse in un'esperienza che diede una decisiva forma e svolta a tutta la sua produzione successiva.
L'esatto numero delle trascrizioni di Bach dai concerti di Vivaldi per violino non è stato ancora definito in modo compiuto; il volume 42 della Bach Gesellschaft, pubblicato nel 18949, contiene "Sedici concerti secondo Vivaldi" (nach Vivaldi; BWV 972-987). Più tardi venne dimostrato da Arnold Schering che tre di queste opere (i concerti n°11,13 16) hanno per originali altrettanti concerti del Principe Johann Ernst di Weimar, che il concerto n°14 è tratto da un concerto per violino ed archi di G.P. Telemann ed il n°3 da un concerto per oboe ed archi di Benetto Marcello.  Dei rimanenti, fu accertato che sei (n°1, 2, 4, 5, 7, 9) furono realmente composti da Vivaldi.
Le fonti degli altri concerti non sono ancora state rivelate, ma sembra probabile che si tratti di composizioni di autori quali Vivaldi, Marcello e Telemann.
Dei sei concerti vivaldiani accertati e contenuti nella citata edizione del 1894, soltanto i numeri 1, 5 e 7 sono effettivamente trascrizioni di Concerti tratti dall'Estro Armonico; gli altri (n°2, 4 e 9), invece, sono trascrizioni di concerti per violino di altre opere ed in particolare del Concerto per violino, archi e cembalo op.7 n°2, del Concerto per violino, archi e cembalo op.4 n°6 e del Concerto per violino, archi e cembalo op.4 n°1.10.
Bach, sempre presso la Corte di Weimar, trascrisse anche altri Concerti dell'op.3 (vd. Tav.1) affidando la parte solistica all'organo (concerti op. 3 n° 8 e 11)11 ed a 4 clavicembali; in questo unico caso, anche con l'accompagnamento dell'orchestra d'archi (Concerto op. 3 n°10).
Sia che trascrivesse per clavicembalo o per organo, Bach seguì, in genere, fedelmente gli originali che ebbe a disposizione, affascinato dalla naturale grazia dello stile italiano e fortemente impressionato dalle possibilità e dai risultati ottenibili utilizzando la forma del concerto vivaldiano in composizioni per clavicembalo o organo solo. La continua pratica di queste rielaborazioni, lo convinse sempre più che le maniere della scrittura violinistica si sarebbero potute adoperare vantaggiosamente anche per gli strumenti a tastiera12. 
Nelle rielaborazioni dei Concerti per clavicembalo o organo, Bach non si limitò a trasferire meccanicamente le parti degli archi alla tastiera; ovunque lo ritenesse necessario aggiunse spessore alla linea dei bassi, riempìle parti intermedie, arricchìla tessitura polifonica e, nel caso delle trascrizioni per clavicembalo, ornò in modo importante le linee melodiche dei tempi lenti con notevoli fioriture, per minimizzare i limiti dello strumento nel tenere a lungo il suono, come previsto nell'originale scrittura vivaldiana per archi.
Nota editoriale:
Fonti manoscritte consultate:
"¢ J.S. Bach: Concerto in re magg. BWV 972 per clavicembalo (manoscritto di Johann Bernhard Bach, Staatsbibliothek zu Berlin, Preussischer Kulturbesitz; segnatura: Mus.ms.Bach P280)
"¢ Idem (manoscritto anonimo del XVIII sec., Staatsbibliothek zu Berlin, Preussischer Kulturbesitz; segnatura: Mus.ms.Bach P804)
"¢ A. Vivaldi: Concerto in re magg. op.3 n° 9 per violino, archi e cembalo ( manoscritto anonimo delle parti staccate di violino concertante, violino I, violino II, viola, violoncello e continuo; Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek zu Schwerin; segnatura: mus. 5563)
"¢ Anonimo (manoscritto del XVIII sec. di una trascrizione per clavicembalo del Concerto in re magg. op. 3 n° 9 contenuto nell'Anne Dawson's Book; Henry Watson Music Library of Manchester; segnatura: BRM 710-5 R71, pp.6-11 "Concerto").
L'arrangiamento è stata realizzato riferendosi esclusivamente alle quattro fonti manoscritte sopraindicate, con lo scopo di creare una nuova versione di concerto per clavicembalo più affine, forse, alla concezione italiana del "Concerto grosso" che non a quella bachiana di "Concerto in stile italiano".
In tal senso, la trascrizione è stata condotta, partendo dalle fonti a disposizione,15 riproducendo alcune parti originali e ricostruendo ex novo le altre; le parti del clavicembalo16 e quella del violoncello17 sono state riprodotte praticamente in modo fedele alle fonti. I minimi interventi effettuati sugli originali riguardano esclusivamente la parte solistica del clavicembalo nel terzo movimento (Allegro) dalla mis. 155 alla mis. 164, dove, alla parte trascritta da Bach si è preferita quella di Vivaldi, (peraltro presente anche nell'Anne Dawson's Book) in quanto, a nostro avviso, più consona ad una versione cameristica ed all'organico strumentale.
Le parti degli altri strumenti (violino e chitarra), sono state ricostruite interamente facendo riferimento al manoscritto vivaldiano; entrambi gli strumenti hanno fondamentalmente una funzione di ripieno armonico ed intervengono quasi esclusivamente nei "Tutti", creando una contrapposizione sia dinamica che timbrica ai "Soli" del clavicembalo e del continuo, realizzato dal violoncello.
Roberto Allegro e Vittoria Aicardi
Eisenach - BachHaus, Aprile 2004Nell'anno 1711 vennero pubblicati ad Amsterdam i Dodici Concerti op.3 di Antonio Vivaldi da Estienne Roger, geniale ed intraprendente editore olandese, dotato di uno spiccato senso degli affari nonché di un fiuto particolare nello scovare musicisti di talento. 

I concerti dell'"Estro Armonico" che i suoi tipi avevano prodotto, infatti, sarebbero diventati in un tempo brevissimo, la raccolta di composizioni strumentali più significativa e rivoluzionaria tra quelle apparse durante tutto il Settecento, una vera e propria pietra miliare nell'evoluzione della forma concerto, nitido ed affascinante ritratto musicale di un'epoca.

Nonostante la data di pubblicazione della raccolta vada collocata, ormai con discreta certezza, nel 1711, molteplici argomentazioni farebbero presumere che i Concerti in essa contenuti siano stati composti in epoca anteriore, poco dopo il 1700.

È ipotizzabile, in tal senso, che quando Estienne Roger propose la pubblicazione a Vivaldi, questi avesse scelto, fra i tanti, alcuni Concerti tra i più noti e collaudati; risulta infatti molto strano che sei manoscritti di quei concerti si trovassero (come ancor oggi si trovano) in città lontanissime l'una dall'altra.

In particolare risultano tre manoscritti autografi a Dresda (Sachsische Landesbibliotek), un manoscritto a Vienna (Oesterrische Nationalbibliothek), a Napoli (Biblioteca del Conservatorio di Musica " S.Pietro a Majella") ed a Schwerin (Mecklenburgische Landesbibliothek). Acquistare quei Concerti avrebbe potuto avere un senso soltanto prima della loro pubblicazione a stampa; quindi queste composizioni erano già presumibilmente note e diffuse prima del 17114.

Un'analisi generale dell'opera ci permette di individuare tre diverse tipologie di Concerti, formalmente assai diverse tra loro: il Concerto per quattro violini solisti, molto simile al tipo di Concerto Grosso corelliano, caratterizzato da brevi episodi solistici o concertanti contrapposti ad un ritornello già relativamente sviluppato.

Il doppio Concerto, nella forma "con ritornello" ma con parti solistiche poco sviluppate  ed ancora molto simili al "concertino" corelliano (2 violini e basso continuo). 

La terza tipologia è il Concerto  con  violino solista accompagnato dal Concerto Grosso, composizione strumentale caratterizzata da episodi solistici ampiamente sviluppati ed, anche quantitativamente, predominanti sul ritornello. In sintesi nella raccolta di concerti dell'op.3 l"Estro Armonico" troviamo quindi: due concerti per 4 violini concertanti, archi e cembalo (n°1 e n°4), due concerti per 4 violini concertanti, violoncello concertante, archi e cembalo (n°7 e n°10), due concerti per due violini concertanti, archi e cembalo (n°5 e n°8),  due concerti per due violini concertanti, violoncello concertante, archi e cembalo (n° 2 e n°11) e quattro concerti per violino concertante, archi e cembalo (nn. 3, 6, 9 e 12).

Bach venne  a conoscenza della raccolta vivaldiana durante il periodo trascorso presso la corte di Weimar7 (1708-1717) e ne restò fortemente impressionato, a tal punto che la trascrizione dei concerti per violino del "prete rosso" divenne il punto centrale dei suoi sforzi compositivi sia per l'organo che per il clavicembalo. 

La conoscenza approfondita dei concerti dei Maestri italiani del tempo (Albinoni, Torelli, Marcello ed, appunto, Vivaldi) si tradusse in un'esperienza che diede una decisiva forma e svolta a tutta la sua produzione successiva.

L'esatto numero delle trascrizioni di Bach dai concerti di Vivaldi per violino non è stato ancora definito in modo compiuto; il volume 42 della Bach Gesellschaft, pubblicato nel 18949, contiene "Sedici concerti secondo Vivaldi" (nach Vivaldi; BWV 972-987). Più tardi venne dimostrato da Arnold Schering che tre di queste opere (i concerti n°11,13 16) hanno per originali altrettanti concerti del Principe Johann Ernst di Weimar, che il concerto n°14 è tratto da un concerto per violino ed archi di G.P. Telemann ed il n°3 da un concerto per oboe ed archi di Benetto Marcello.  Dei rimanenti, fu accertato che sei (n°1, 2, 4, 5, 7, 9) furono realmente composti da Vivaldi.

Le fonti degli altri concerti non sono ancora state rivelate, ma sembra probabile che si tratti di composizioni di autori quali Vivaldi, Marcello e Telemann.

Dei sei concerti vivaldiani accertati e contenuti nella citata edizione del 1894, soltanto i numeri 1, 5 e 7 sono effettivamente trascrizioni di Concerti tratti dall'Estro Armonico; gli altri (n°2, 4 e 9), invece, sono trascrizioni di concerti per violino di altre opere ed in particolare del Concerto per violino, archi e cembalo op.7 n°2, del Concerto per violino, archi e cembalo op.4 n°6 e del Concerto per violino, archi e cembalo op.4 n°1.10.

Bach, sempre presso la Corte di Weimar, trascrisse anche altri Concerti dell'op.3 (vd. Tav.1) affidando la parte solistica all'organo (concerti op. 3 n° 8 e 11)11 ed a 4 clavicembali; in questo unico caso, anche con l'accompagnamento dell'orchestra d'archi (Concerto op. 3 n°10).

Sia che trascrivesse per clavicembalo o per organo, Bach seguì, in genere, fedelmente gli originali che ebbe a disposizione, affascinato dalla naturale grazia dello stile italiano e fortemente impressionato dalle possibilità e dai risultati ottenibili utilizzando la forma del concerto vivaldiano in composizioni per clavicembalo o organo solo. La continua pratica di queste rielaborazioni, lo convinse sempre più che le maniere della scrittura violinistica si sarebbero potute adoperare vantaggiosamente anche per gli strumenti a tastiera12. 

Nelle rielaborazioni dei Concerti per clavicembalo o organo, Bach non si limitò a trasferire meccanicamente le parti degli archi alla tastiera; ovunque lo ritenesse necessario aggiunse spessore alla linea dei bassi, riempìle parti intermedie, arricchìla tessitura polifonica e, nel caso delle trascrizioni per clavicembalo, ornò in modo importante le linee melodiche dei tempi lenti con notevoli fioriture, per minimizzare i limiti dello strumento nel tenere a lungo il suono, come previsto nell'originale scrittura vivaldiana per archi.

Nota editoriale:

Fonti manoscritte consultate:

- J.S. Bach: Concerto in re magg. BWV 972 per clavicembalo (manoscritto di Johann Bernhard Bach, Staatsbibliothek zu Berlin, Preussischer Kulturbesitz; segnatura: Mus.ms.Bach P280)

- Idem (manoscritto anonimo del XVIII sec., Staatsbibliothek zu Berlin, Preussischer Kulturbesitz; segnatura: Mus.ms.Bach P804)

- A. Vivaldi: Concerto in re magg. op.3 n° 9 per violino, archi e cembalo ( manoscritto anonimo delle parti staccate di violino concertante, violino I, violino II, viola, violoncello e continuo; Wissenschaftliche Allgemeinbibliothek zu Schwerin; segnatura: mus. 5563)

- Anonimo (manoscritto del XVIII sec. di una trascrizione per clavicembalo del Concerto in re magg. op. 3 n° 9 contenuto nell'Anne Dawson's Book; Henry Watson Music Library of Manchester; segnatura: BRM 710-5 R71, pp.6-11 "Concerto").

L'arrangiamento è stata realizzato riferendosi esclusivamente alle quattro fonti manoscritte sopraindicate, con lo scopo di creare una nuova versione di concerto per clavicembalo più affine, forse, alla concezione italiana del "Concerto grosso" che non a quella bachiana di "Concerto in stile italiano".

In tal senso, la trascrizione è stata condotta, partendo dalle fonti a disposizione,15 riproducendo alcune parti originali e ricostruendo ex novo le altre; le parti del clavicembalo16 e quella del violoncello17 sono state riprodotte praticamente in modo fedele alle fonti. I minimi interventi effettuati sugli originali riguardano esclusivamente la parte solistica del clavicembalo nel terzo movimento (Allegro) dalla mis. 155 alla mis. 164, dove, alla parte trascritta da Bach si è preferita quella di Vivaldi, (peraltro presente anche nell'Anne Dawson's Book) in quanto, a nostro avviso, più consona ad una versione cameristica ed all'organico strumentale.

Le parti degli altri strumenti (violino e chitarra), sono state ricostruite interamente facendo riferimento al manoscritto vivaldiano; entrambi gli strumenti hanno fondamentalmente una funzione di ripieno armonico ed intervengono quasi esclusivamente nei "Tutti", creando una contrapposizione sia dinamica che timbrica ai "Soli" del clavicembalo e del continuo, realizzato dal violoncello.

 

Roberto Allegro e Vittoria Aicardi

Eisenach - BachHaus, Aprile 2004

 

 

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