Duende CD
Duende CD
Duende CD
Luisa Indovini Beretta
opere per chitarra e flauto
Maria Vittoria Jedlowski: chitarra
Rose-Marie Soncini: flauto
Claudio Ballabio: chitarra
Suite in jazz (due chit.: Jedlowski - Ballabio) dedicato al duo Les Divertissements
01 Improvisation one
02 Rag
03 Improvisation two
04 Blues
Fusion (fl. & chit.: Soncini - Jedlowski)
05 Impromptu
06 Scherzino
07 Blues
08 II elegia: Ricordo
Schizzi (chit.: Jedlowski)
09 Duo
10 Sakura
11 Scherzoso
12 Fuochi fatui
13 Notturno trascendentale
Duende (fl. in Sol & chit.: Soncini - Jedlowski) dedicato al Duo Duende
14 Preludio
15 Giochi di Marzo
16 Serenata
17 Danza
Hildegard (chit.: Jedlowski) dedicato a Maria Vittoria Jedlowski
18 Prologo
19 Visioni
Tre Improvvisi (due chit.: Jedlowski - Ballabio)
20 In Mi
21 O maggio a Joe Pass
22 Canzone Andina (El Pastor)
Ho messo qualche tempo fa questo splendido disco nel lettore CD.
l'ho ascoltato e riascoltato.
Mi sono anche procurato le partiture: poffarbacco, rimango pur sempre musicologus patentato, anche se non praticante (un poà come molti battezzati d'Italia).
"Marco, scrivimi una pagina per il libretto del nuovo disco": un favore ad un'amica.
UnÃamica senza consuetudine nè frequentazione, è "la" Luisa da Milàn. Eppure in qualche modo misterioso una grande amica. Forse Amica nella musica per la chitarra e con la chitarra. Amica nell'Arte e nelle Letture? Chissà. È una scrittura raffinata, la sua. È una scrittura che, da chitarrista, già conoscevo. Scrittura difficile? Errore: superata di slancio la prima difficoltà, le mani e il cervello del musicista godono.
Ripenso al mio stupore per questi 60Ã abbondanti di CD cameristico. E ripenso a quando ne rimandavo l'ascolto con il timore di dover benedire l'ennesima compilation disparata e disperata. Dire-bene-bene-dire: la solita piccola grande ipocrisia, mi dicevo.
E invece ho trovato un gioiello.
Infatti questo CD mi è già caro. La musica del Duende ci vive dentro e l'analisi delle partiture non serve più. Ma bravissimi i musicisti che ne raccolgono la forza composta (e non quella gitana, che infatti arriva dall'Est e
agli Sclavi prima o poi ritorna).
Mille riflessi da questo gioiello. Vario ed unico, cioè unito, perchè il Duende li tiene insieme. Togliamo il colore del kitsch e troviamo èquestoà Duende: un folletto e colto e civile e fascinoso, non quel barbaro teutonico di un Erlkˆnig e nemmeno quel vecchio ballerino andaluso, emigrato fra i tavoli di una trattoria sulle Ramblas.
Lo spiritello sembra ricordarsi qui di essere latino e Civis, erede nei modi urbani di una classicità disinvolta e altissima, che si può persino permettere di essere anticlassica e tutta nuova.
Infatti il gioiello è inaspettatamente montato su un telaio blues: quasi incastonato fra Suite in Jazz e (secondo) Improvviso.
Nel cuore dello spettro iridescente, la figura rievocata di Hildegard von Bingen, badessa benedettina. Parole di Harmonia in organa modali, diatonici, per consonanze parallele, nel paradosso di essere pienamente contemporanei: sfugge persino al Teorico una classificazione. Che infatti non serve.
La stessa composizione che dà il nome al disco e suggerimento al recensore, al doppio Duende dedicata, in Spirito e in Duo, ci offre anche un vero distillato di percussione: si può rifuggire dal clichè esaltandone la bruttezza, come nel Tanz di Max Pechstein, oppure attraverso l'estatica modularità ritmica della Danza di Luisa Indovini Beretta. l'importante è vincerne la mediocrità. Il disco è unico perchè diverge nel molteplice da qualcosa di profondamente unitario. Altri lo chiamerebbero èstilÈ. Detesto la parola stile, ma sono incapace di esprimerne altrimenti il senso. E così, inevitabilmente, lascio volentieri i significati veri e inesprimibili alle note. In fondo, mi fido solo di loro. Fra le tante occasioni che ho mancato, adesso devo anche metterci il non aver mai voluto suonare degnamente i pezzi di Luisa. Gli interpreti in questa registrazione ci regalano invece una prova di grande ma naturale impegno, senza traccia di fatiche preoccupate una lettura tersa e cristallina, priva di spigoli offensivi.
Il pubblico dovrebbe poter ritrovare queste opere e questi artisti nelle sale da concerto: l'ascolto di questo splendido disco (solo) per il momento ci può bastare.
Marco Pisoni